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UN PASTICCIACCIO

SPETTACOLO PER 20 SPETTATORI

liberamente tratto da "Quer pasticciaccio brutto de via Merulana"di C.E. Gadda

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diretto da                                                            Lorenzo Montanini

aiuto regia                                                          Velia Viti

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cast

Francesco Ingravallo                                          Alessandro di Somma

Pettacchioni                                                        Sara Mansi / Diego Valentino Venditti

Liliana Valdarena Balducci                                 Valeria Loriga, Chiara Loriga / Lucia Nicolini

Teresa Zabalà Vedova Menegazzi                     Giorgia Goldoni / Antonia Fama

Commendator Bottafavi                                      Marco Bilanzone

Giuliano Valdarena                                             Marco Bilanzone

La Gina                                                               Eleonora Turco

La Virginia                                                           Veronica Saccucci / Eleonora Cucciarelli

Zamira Pacori                                                     Sonia Villani

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fotografie di                                                        Stefano Corso

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prodotto per                                                       Teatro Studio Uno (2009-2011)

SINOSSI 

Scriveva Grotowski: "Non è il teatro ad essere indispensabile ma superare il confine tra te e me, venirsi incontro, cosicché non ci si perda nella folla, o in mezzo alle parole, o tra le tante dichiarazioni, o tra i nostri pensieri, per quanto belli ed esatti possano essere."

Liliana Balducci è stata uccisa, le indagini cominciano oggi stesso. “Un pasticciaccio” è la storia, in due puntate, di questo delitto e del tentativo di risolverne l'enigma. Liberamente ispirato a “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana” di Carlo Emilio Gadda, ne conserva l’uso dei dialetti e la commistione tra commedia e tragedia, che nello spazio di pochi minuti si affiancano l’un l’altra, si alternano e si intrecciano; il comico diviene come una percezione intuitiva dell’assurdo, ancora più terribile perché non offre via di scampo.

Non so se oggi sia ancora necessario un teatro da camera, ma so che il nostro esperimento è partito da li’, facendo di necessità virtù abbiamo voluto provare a ridefinire il rapporto con lo spettatore, cosi' come Gadda fa con i propri lettori, immergendoli in una storia fitta di dialetti e incomprensioni, che taglia la nostra realtà quotidiana molto da vicino, rivelandocene gli strati sovrapposti, le incoerenze e le debolezze, che sono la nostra umanità.

Lo spettacolo è per un massimo di 20 spettatori a sera, a pianta centrale, tutti raccolti come ad una riunione di condominio, in una piccola stanza, perché al contrario di quanto spesso si dice il teatro non è in concorrenza diretta con la televisione o con il cinema. Il nostro scopo non è raggiungere più spettatori possibile, ma offrire un racconto "personalizzato", poterci adattare ogni sera a chi abbiamo intorno, senza il rischio di perderci nella folla. Lo spettacolo è completamente dal vivo, non facciamo uso di fonica o effetti di luce, tutto quello che accade è rivelato e si può toccare allungando un braccio. Abbiamo provato a creare uno spettacolo che non fosse altro che teatrale, che risultasse ridicolo in video, impossibile da riprodurre, offrendo agli spettatori diversi punti di vista, un’esperienza volutamente differente da chi siede loro accanto.

Lo spettacolo è una commistione di generi, con il pretesto del poliziesco, si innesca la storia: già da subito la linea narrativa però si disfa nei sogni di voluttà del protagonista, si inerpica lungo la stretta via degli indizi alla ricerca di una soluzione. Abbiamo volutamente scelto la versione senza risposta (quella del romanzo e non della sceneggiatura - “Il palazzo degli ori” da cui è stato poi tratto il film di Germi), perché lo sviluppo narrativo si è sciolto tra le nostre mani in un intrico di immagini e personaggi che non offrivano risposte ma piuttosto versioni contrastanti dei fatti. Certi che il nostro compito sia quello di porre le domande, non di fornire vie d’uscita. Sempre coscienti del fatto che, che lo si voglia o meno, ogni cosa è il rifacimento di qualcos’altro, un modo per far rivivere un fantasma del passato. Il lavoro che facciamo è allo stesso tempo ricevuto e creato, un adattamento e originale, ma non c’è competizione. T.S. Eliot diceva che la sola battaglia è nel recuperare quello che è andato perduto, ritrovato e perso ancora di nuovo e di nuovo. E ora in condizioni che non sembrano propizie. Non esiste né guadagno, né perdita ma solamente il tentativo. Il resto, non ci riguarda.

Un pasticciaccio - spettacolo per 20 spettatori. (2009 - prima versione)

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